La minaccia è un comportamento che può diventare reato ed essere punito dalla legge. Vediamo come e quando accade ciò
Le minacce sono un comportamento umano ricorrente, ma talvolta tale atto varca la libertà di espressione e sfocia in reato. Per questa ragione, è importante comprendere i presupposti e le condizioni che determinano se una minaccia può essere perseguibile legalmente. L‘articolo 612 del codice penale fornisce un quadro generale, ma è la giurisprudenza che delinea i criteri chiave.
Il reato di minaccia si configura solo quando il male prospettato alla vittima è “ingiusto”. Questo potrebbe includere lesioni fisiche, violazioni di diritti, abusi, o simili. Un semplice annuncio di intenti legali o l’espressione di desideri infondati di cause legali non costituiscono una fattispecie punibile penalmente.
Per configurarsi il reato di minaccia è necessario che il male prospettato sia fisicamente o giuridicamente possibile, anche solo potenzialmente. Tali intimidazioni devono essere credibili e non possono essere basate su eventi impossibili o improbabili. Ad esempio, minacciare di licenziare qualcuno quando il minacciatore non ha alcuna autorità decisionale nell’azienda non costituisce una minaccia-reato.
Quindi la minaccia deve essere in grado di incutere timore in una persona media nelle stesse condizioni fisiche o mentali della vittima. Il timore può essere di natura psicologica oltre che fisica. Le espressioni di intenti possono essere considerate minacciose anche se fatte attraverso gesti conclamati, come brandire un bastone o compiere azioni simboliche che denotano un atteggiamento intimidatorio.
Può essere esplicita o implicita, e la giurisprudenza considera rilevanti anche linguaggi simbolici che creano un atteggiamento intimidatorio. La presenza fisica della vittima non è un requisito essenziale per il reato di minaccia che può configurarsi anche se la persona minacciata è assente. Tuttavia è necessario che esista la concreta probabilità che la frase intimidatoria raggiunga la vittima, come nel caso di minacce riportate su internet o comunicate attraverso messaggi.
Per perseguire legalmente il colpevole, la vittima deve presentare querela entro tre mesi dalla commissione dell’illecito. Questo atto è cruciale per avviare un procedimento legale contro il presunto responsabile. Le dichiarazioni della vittima possono costituire prova nel processo penale, ma devono essere credibili e supportate da elementi esterni. Testimonianze inverosimili o contraddittorie possono indebolire la validità della minaccia. Per quanto riguarda la punibilità, le minacce “semplici” possono essere punite con una multa fino a 1.032 euro, mentre per quelle “gravi” o fatte con l’uso di armi, la pena è della reclusione fino a un anno.
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