Nome d’arte di Cosimo Fini, classe 1980, Guè ha fatto la storia dell’hip-hop nostrano sia coi Club Dogo che da solista. Ecco 5 curiosità su di lui.
La sua ultima fatica si intitola Madreperla, l’album uscito il 13 gennaio di quest’anno, uno dei prodotti più interessanti che siano finiti sugli scaffali dei negozi di dischi. 12 brani prodotti interamente da un’altra leggenda come Bassi Maestro, all’interno collaborazioni perfettamente riuscite con Marracash, Sfera Ebbasta, Rkomi, Paky e Anna. Presto tornerà a farsi sentire insieme al collettivo grazie al quale ha raggiunto la fama, ovvero i Club Dogo.
Insieme a Jake La Furia e Don Joe infatti stanno limando i dettagli del disco che si intitolerà semplicemente Club Dogo, i fan non vedono l’ora di riascoltarli tutti assieme. Non che durante la sua carriera solista di Gué Pequeno non abbia avuto successo, anzi. Per anni ha saputo tener testa a un altro colosso del rap in Italia – e suo presunto rivale – come Fedez, pur occupandosi di un sottogenere diverso. E pensare che proprio lui era stato contattato da X-Factor per fare il giudice dietro il bancone, ancor prima di quest’ultimo.
Guè Pequeno, i fatti più curiosi sul rapper milanese
Impossibile non partire dalla data di nascita: Guè è nato il 25 dicembre del 1980, esattamente il giorno di Natale, e all’anagrafe si chiama Cosimo Fini. Originario di Milano, è figlio di due giornalisti e da ragazzino ha vissuto diversi momenti complicati per via del suo tratto distintivo ovvero la ptosi palpebrale, disturbo che non permette alla sua palpebra di aprirsi normalmente – Guè è infatti l’abbreviazione de ‘Il Guercio’, suo primo pseudonimo.
Prima della gloriosa ascesa verso il successo, che sarebbe arrivato solamente con il secondo disco dei Club Dogo, ha fatto un po’ di tutto. Ai microfoni di Rockit ha raccontato di aver conosciuto Marracash proprio in quel periodo, hanno fatto i magazzinieri insieme e non solo: “Sono stato in un call center, ho fatto il magazziniere con Marracash, spostavamo casse piene di Swatch. Intanto smazzavamo un po’ di fumo, non era una cosa da malavitoso, giravamo un po’ a Parco Sempione”. E il bello è che all’epoca era molto più interessato ad altri generi musicali.
Non tutti lo sanno ma tra i suoi gruppi preferiti c’erano i Nirvana, gli Alice in Chains, i Red Hot Chili Peppers, gli Aerosmith e i Rage Against The Machine. L’illuminazione dopo aver ascoltato i Sangue Misto, gruppo seminale della scena hip-hop italiana.